07.04.2025
Questo lavoro si occupa di un aspetto della nostra vita quotidiana che sempre più viene minacciato e messo sotto scacco: la fiducia nei confronti dell’altro e in noi stessi, nelle nostre capacità interpretative della realtà. L’argomento è la truffa e gli attori che la vivono, siano essi le vittime oppure i criminali.
Dei vari tipi di truffa o frode ne sono pieni i quotidiani e le pagine social che sempre più frequentemente raccontano fatti accaduti ad altri (ad altri, mi raccomando) che hanno come esito un senso di desolazione, di rabbia e di vergogna da una parte. Dall’altra invece sentimenti di narcisistica soddisfazione, senso di onnipotenza e di superiorità. Nei fatti tutti perdono qualcosa: soldi, tempo, ma soprattutto umanità e fiducia.
L’era internet che è quella che stiamo vivendo ha solo spostato in una realtà virtuale ciò che l’uomo ha sempre portato avanti, magari con mezzi meno sofisticati e azioni che lo esponevano di più in prima persona: la truffa ai danni di altri.
Nell’immaginario collettivo il truffatore è il furbo per eccellenza, è colui che riesce a mettere al palo anche il più attento degli operatori finanziari o degli scaltri venditori di qualsivoglia prodotti. Insomma, il truffatore è visto come il vincente, il personaggio che la fa franca.
Dall’altra parte troviamo il “povero” truffato. Nei fatti, sempre per l’immaginario collettivo, il truffato è un ingenuo, qualcuno che ha fatto o detto ciò che noi, che lo stiamo valutando non faremmo o diremmo mai. Il truffato è il perdente per eccellenza, e come tale deve essere trattato.
Così mentre per il truffatore si nascondono sentimenti di subdola ammirazione, o comunque di attenzione, curiosità verso la sua “impresa”, per il truffato il sentimento che più spesso proviamo è la compassione, la umana considerazione verso un poveretto.
Nella realtà il truffatore è un delinquente, il truffato una persona, un’azienda che ha subito un torto. Punto.
La conclusione della riflessione precedente sembra lapalissiana, ma non lo è. Ad oggi si raccontano le frodi, le truffe, si descrivono gli eventi, ma il numero di chi denuncia è sempre inferiore al numero dei fatti accaduti. Se si tolgono dal conto le mega truffe a danni di aziende, di grandi imprese, al movimento o acquisizione di dati dai numeri astronomici, i famosi Big data, le truffe quotidiane a danno di piccoli o medi investitori o semplici utenti della rete sono molto spesso tenute nascoste.
Il tentativo è quello di cercare di spiegare perché ciò avvenga in modo da piegare il ragionamento verso una nuova ottica di comprensione della “rappresentazione” della truffa.
Dobbiamo ricordare sempre che il truffato può apparire un ingenuo (e vedremo che non è così), ma il truffatore è un criminale.
© Maria Antonietta Magrini,Truffati e derisi. La truffa come fatto sociale, Clinamen 2025