Dialogo con l’artista coreana Ayoung Kim
Carmen Lorenzetti
Ayoung Kim, Evening Peak Time Is Back, 2022, video e performance

12.11.2023

Ayoung Kim è un’artista multimediale, che si esprime con video, immagini in movimento, installazioni videoludiche, performance; usa il video mescolando modalità differenti quali l’animazione 3D, il gaming, la motion capture e altri dispositivi altamente complessi come Lens-Based Media. Ne risultano storie stranianti dove il tempo e lo spazio scivolano l’uno sull’altro creando diversi mondi interconnessi e mobili. Al centro dei suoi lavori c’è un’indefinitezza spazio-temporale avvincente e il concetto di viaggio legato a persone, dati ed oggetti. Diverse narrazioni si intrecciano attraverso il mezzo della speculative fiction, dove i riferimenti a problemi reali sono surclassati da situazioni sospese, liquide, scivolanti e affascinanti.

Ayoung Kim (Corea, 1979) ha vinto il Golden Nika Award nella sezione della New Animation al Prix Ars Electronica, Linz (2023), ha esposto alle Biennali di Sharjah (2023), Taichung-Asian Art Biennale (2021), Busan (2020), Gwangju (2018), Venezia (2015), tra le personali: Galleria Hyundai, Seoul, Corea (2022), Kuandu Museum of Fine Arts, Taipei, Taiwan (2022), Videobrasil, San Paolo, Brasile (2021), Ilmin Museum of Art, Seoul, Corea (2018), Palais de Tokyo, Parigi (2016).


Carmen Lorenzetti: Mi potresti parlare del concept del progetto multimediale Porosity Valley 2: Trickster’s Plot, 2019 che hai portato alla Biennale di Sharjah nel 2023?

Ayoung Kim: Il progetto è nato da una ricerca sui migranti yemeniti (poi, rifugiati) che sono arrivati in Corea nel 2018, dall’analisi delle politiche di accoglienza da parte del governo e dalle reazioni della popolazione Coreana. In generale il pubblico generico e le persone del Ministero degli Esteri partivano dal pregiudizio che molti degli immigrati maschi potessero essere collegati all’ISIS e che dovessero essere rieducati. Quindi sono stati segregati nell’isola di Jeju per tre mesi, perché si adattassero alla cultura coreana, e poi sono stati separati e sono andati in diversi luoghi della Corea. Sono stati anche additati dal Governo come oggetto di xenofobia. Le persone che sono arrivate erano dei professionisti: avvocati, insegnanti, atleti, medici ed erano terrorizzati dalla persecuzione e dal razzismo dimostrato dai coreani. Io ho incontrato circa dieci persone yemenite, alcuni erano titolari dello status umanitario e altri erano studenti arrivati prima della Guerra nello Yemen. Li ho intervistati più volte. Ad esempio una giovane donna coraggiosa, una professoressa di inglese nel suo paese, arrivata in Corea con il fratello maggiore, ora sposata con un uomo Yemenita che vive in Corea, adesso lavora alla “MAP: Migration to Asia Peace”, una ONG che aiuta gli immigrati. Un’altra persona del suo paese era un Atleta Nazionale di Muay-Thai, ma in Corea non gli hanno dato il permesso di combattere sul ring.

CL: Il tuo lavoro utilizza come ossatura costruttiva la speculative fiction, che si compone di diversi generi come fantascienza, fantasy, horror, narrazione fumettistica dei supereroi, storia alternativa e super-naturale, racconti utopici e distopici.

AK: Mi piace la speculative storytelling con particolare riguardo verso il potere di “estrapolazione”, una metodologia che infiltra precondizioni impossibili nella fiction e poi costruisce una narrazione. Per esempio adoro Octavia E. Butler impegnata con il tema del femminismo nero e una delle figure più importanti dell’Afrofuturismo. Ho iniziato a usare la speculative fiction nella mia pratica dal 2017. Prima di allora facevo historical fiction making utilizzando molto le interviste e gli archivi storici. Dal 2017 sono diventata più autonoma, ho costruito narrazioni immaginarie attraverso dialoghi articolati all’interno di fondali fittizi con un’ibridazione e sintesi di spazi e tempi eterogenei. Ciò è sfociato in intersezioni, transfer, trasposizioni che fratturano la struttura e la sintassi del racconto.

CL: I tuoi racconti rispecchiano la realtà in cui siamo immersi?

AK: Certo. Sia per quanto riguarda il contesto che il contenuto, la relazione con la nostra vita è più che visibile nei miei lavori. Per quanto riguarda la forma artistica, oggi lo sviluppo del processo della costruzione dell’immagine di sintesi (CGI) unito alla più innovativa tecnologia di motore di gioco (game engine) da adito a una produzione virtuale immersiva molto sviluppata in Corea. Ho letto un report dove si calcola che ogni persona abbia almeno otto identità diverse create attraverso i social network, le piattaforme di metaverso, per cui viviamo in una realtà moltiplicata. La nostra condizione è quella di persone migranti cui corrisponde la migrazione fluida e velocissima dei dati. Ad esempio, una volta, un rifugiato tendeva ad avere bisogno di un brocker che lo guidasse, oggi invece trova tutte le informazioni necessarie online.

CL: Un altro gruppo di lavori è dedicato ai rider che consegnano il cibo a domicilio, condizione che abbiamo sperimentato tutti con la pandemia, me ne puoi parlare?

AK: Delivery Dancer’s Sphere è un progetto video mostrato per la prima volta nella mostra Syntax and Sorcery alla Galleria Hyundai di Seoul nel 2022. Il video nasce dall’esperienza fatta durante la pandemia di ordinare il cibo online per tre anni. I guidatori erano degli esseri invisibili, che lasciavano il cibo fuori dalla porta. Allora ho cominciato a studiare i motociclisti, le piattaforme online, il problema sociale di scarsa o inesistente protezione dei motociclisti, soprattutto delle figure femminili. Sono entrata in contatto con una rider e sono montata per due giorni sulla sua motocicletta e ho visto come si usa l’App, che costruisce dei segmenti retti per arrivare a destinazione invece che i percorsi zigzaganti reali delle strade, ho visto il susseguirsi impietoso delle chiamate. Ho ricostruito la percezione sensazionale dei rider che mette insieme costantemente diversi strati di realtà.

CL: Qual è il tipo di estetica che usi nelle tue animazioni, considerando la restituzione omogenea e pervasiva dell’immagine CGI contemporanea?

AK: I giovani oggi hanno familiarità con la CGI come con i Lens-Based Media. Utilizzano i software con disinvoltura maggiore rispetto anche a pochi anni fa. I motori di gioco oggi forniscono una simulazione che viene generata in tempo reale. L’estetica del motore di gioco odierno è usata ampliamente e in molte opere artistiche i risultati sono abbastanza simili a causa di modelli preconfezionati del motore di gioco o del software. Molti assets 3D sono gratuiti, per cui si possono facilmente trovare erbe, alberi e pietre fatti nella stessa maniera in diversi lavori. Io sono stata sempre flessibile nell’accoglimento delle tecnologie, per cui cerco di avere un approccio critico nel loro utilizzo. Io faccio parte della video-generation più che dalla generazione che usa il motore di gioco, vado molto a fondo dell’essenza del medium quando decido di usare un certo medium.

Nel progetto Porosity Valley 2: Tricksters’ Plot abbiamo usato Cinema 4D per le parti in CGI. Poi però faccio anche largo utilizzo del video-editing come della simulazione in tempo reale nell’immagine in movimento. Ho familiarità con Lens-Based Media che è uno strumento di minore appeal per la generazione dei più giovani. Insieme a questo uso ibrido della tecnologia, mi piace rintracciare storie che si rifanno all’antichità e alla mitologia, che è un’attitudine diversa rispetto a quella generale.

CL: Hai nuovi progetti?

AK: Io lavoro ad una sequel, e ho in mente una seconda edizione del progetto Delivery Dancer. Tendo a fare dei progetti in serie perché costruire scenari e sceneggiature richiede molto tempo e sforzo, e la produzione è generalmente costosa. Faccio molta ricerca prima di iniziare un progetto, e pubblico dei libri, dei saggi, dei cataloghi che sono parte del progetto.

CL: Nei tuoi lavori mescoli diverse prospettive temporali. Continui ad avere uno sguardo anche sul passato?

AK: Avendo studiato in due scuole a Londra, la London College of Communication e il Chelsea College of Arts, ho cominciato a pensare alla modernità, specialmente alla storia moderna della Corea con uno sguardo comparativo. Da allora, non ho mai pensato seriamente all’argomento. In Corea tuttavia non molti artisti lavorano sul passato come ad esempio sulla colonizzazione giapponese, perché le persone pensano che sia un argomento vecchio da una prospettiva contemporanea. Potrei dire che i coreani sono fissati con il futuro.

CL: Sembra che tu faccia esperimenti con la voce, che spesso è alterata, emette suoni elettronici.

AK: Si, in un progetto, una lecture-performance chiamata In Search of Petra Genetrix, ho trasformato la mia voce dandole un’inflessione elettronica attraverso un piccolo apparecchio. In effetti ho fatto riferimento al metodo di Laurie Anderson. In questo progetto parlo di Petra Genetrix, entità-personaggio della serie Porosity Valley, che definirei come una divinità “nata dalla pietra” (il significato letterale di Petra Genetrix) e si riferisce anche alla tradizione del culto mongolo delle pietre e delle rocce, all’antica religione persiana del dio Mithra, e alla sua migrazione nell’Impero Romano.

Per me il concetto di migrazione o movimento di persone, di dati, di nozioni, di cose è sempre al centro delle mie pratiche.

CL: Mi potresti parlare ancora della tecnologia di Delivery Dancers Sphere?

AK: Il mio team ha fatto una scansione con la tecnica di fotogrammetria 3D/LiDAR dei passaggi stretti e delle strade di Seoul ad esempio, poi le ha importate con il software 3D, Maya, e infine ha fatto un assemblaggio di dati scannerizzati frammentari. Quindi abbiamo aggiunto l’illuminazione. La scannerizzazione LiDAR è una tecnologia che cattura la posizione tridimensionale di un oggetto nello spazio. Un sistema LiDAR invia dei raggi laser (spesso luce ultrarossa) che colpiscono un oggetto o una superficie per poi rimbalzare ed essere catturati dal dispositivo stesso. Quindi la velocità della risposta diventa la distanza dell’oggetto. (Da notare che questo tipo di tempo-distanza o di relazione tempo-uguale-spazio è presente dappertutto nel progetto Delivery Dancer’s Sphere.)

Pertanto, ho usato una restituzione mista dell’immagine: la reale superficie catturata attraverso lo scanner LiDAR e la produzione virtuale e l’animazione.

Nella narrazione, ci sono due donne identiche Ernst Mo e En Storm, entrambi anagrammi di Monster, che hanno tra loro un rapporto di amore e morte e generano una realtà perturbante. Per il sequel a cui sto lavorando adesso, opero con la tecnologia della “motion capture” per catturare i movimenti di danza/azione delle due donne, progettati in collaborazione con una coreografa.

CL: Quali sono i rapporti con le istituzioni per questo tipo di opere d’arte?

AK: Questo nuovo progetto ha una commissione dall’ACMI, Australian Center for the Moving Image di Melbourne. Abbiamo altri fondi dall’Arts Council Korea per la parte del progetto che usa la tecnologia della “motion capture”. In questi giorni i fondi pubblici per l’arte in Corea sono rapidamente stati accresciuti per quanto riguarda l’arte e la tecnologia o l’arte e il campo scientifico, che è certamente una buona notizia. Tuttavia dobbiamo essere coscienti che l’attuale impulso nel supporto dei campi dell’arte e della tecnologia deriva in parte dai bisogni di andare dietro al successo dell’industria della K-culture – più che alla prospettiva artistica. Il governo Coreano tende a supportare e nutrire la linea vincente. C’è stato il massimo supporto ai progetti del metaverso fino ad un anno fa, ed è già diventata una storia del passato. Quest’anno il boom è andato all’IA (intelligenza artificiale), inclusa l’IA generativa. E chissà cosa ci sarà il prossimo anno?... Anche i progetti meno visibili, gli esperimenti nascosti e i progetti apparentemente non di moda o anacronistici hanno bisogno di supporto.

Tuttavia, non posso lamentarmi troppo almeno finchè ci sono possibilità di generosi finanziamenti per progetti che hanno bisogno di un budget.

Per riprendere il discorso sulle persone che lavorano con servizi a richiesta… sotto l’influenza delle tecnologie, tendono a diventare tecno-precari-la classe precaria, e facilmente invisibili, lavoratori fantasma. Ho pensato alle persone di oggi, me inclusa, intrappolati in labirinti sempre nuovi di vie di navigazione… Così ho sviluppato una struttura labirintica fisica, topologica, e tridimensionale. Mi sono servita di una consulente in Matematica che mi ha aiutato a creare questa opera frattale chiamata la serie della Orbit Dance. Mi ha insegnato la Sfera Cornuta di Alexander, una sorta di struttura frattale selvaggia e ho studiato la logica della biforcazione senza fine e la possibilità di espansione di universi plurali.

CL: Parlavamo della cultura Coreana e della diffusa proiezione nel futuro, coadiuvata dall’attuale sistema politico, economico e sociale.

AK: C’è un forte fenomeno di “webtoons”, una nuova forma di fumetto digitale, leggibile sugli smartphones in Corea del Sud. Questo è adesso un prodotto culturale popolare che si esporta sulla scena globale. L’acronimo mette insieme le parole web e cartoon. Questo tipo di cultura ha avuto origine in Corea all’incirca all’inizio degli anni 2000. Ci sono molte sottoculture o generi all’interno dei webtoon, per nominarne alcuni, il GL (Girls Love), che è una sorta di controparte del BL (Boys Love). Il GL è una sottocultura queer che avvallo e che mi piace moltissimo. Ho pensato che dovevo fare uscire dall’ombra questo codice culturale e portarlo in una galleria di grido come la Galleria Hyundai nella mia mostra personale. Per il lavoro Evening Peak Time Is Back, ho collaborato con una creatrice di webtoon GL, e lei ha convertito i caratteri di Ernst Mo e En Storm in un tipico stile webtoon con un codice GL.

CL: Progetti di mostre future?

AK: Il Festival di Ars Electronica di Linz, in Austria all’inizio di settembre. Sarò a Linz per una mostra, per la proiezione e la cerimonia della premiazione. A ottobre 2023 sarò a Frieze di Londra, per la mostra personale della loro sezione speciale per il ventesimo anniversario “artist to artist”. Per la sezione, otto famosi artisti hanno invitato otto artisti più giovani per una mostra personale. L’artista coreana Haegue Yang ha nominato me per questo progetto.

CL: Invece ci sono progetti di nuovi lavori?

AK: Sto lavorando a un sequel del progetto Delivery Dancers, come dicevo. Il concetto cardine del nuovo lavoro è la coesistenza di molti mondi diversi, la possibilità di mondi plurali.

CL: Di cui ha parlato Reza Negarestani nel libro Porosity Valley, Portable Holes

AK: Esatto. Lui ha scritto un fantastico saggio intitolato Cosmological Politics of Many Worlds in riferimento al mio progetto. In questo momento, sto facendo ricerca sulle diverse tecnologie di navigazione prima e dopo l’era del GPS. In relazione a questa tecnologia spaziotemporale contemporanea, ho studiato gli antichi sistemi di lettura del cielo, gli angoli delle stelle e il calcolo del tempo e dello spazio attraverso l’uso dell’astrolabio nel mondo Islamico, e le carte con bastoncini per leggere le onde del mare dei Polinesiani e dei Micronesiani. Ogni tecnologia di navigazione era un modo per leggere l’universo. Ho anche studiato un po’ il complesso dell’osservatorio di Jantar Mantar (XVIII secolo) a Jaipur in India che serve per leggere la posizione del pianeta, di cui ho fatto dei modellini 3D. Il progetto riguarda lo spazio ed il tempo, come nella versione antecedente, ma questa volta, la conoscenza dell’universo. Qui mi sono rifatta a miti indigeni della conoscenza e della percezione del tempo nel cielo e nei mari. Sto inoltre facendo ricerca sui meccanismi di diversi calendari. Il progetto uscirà nell’agosto del 2024 all’ACMI di Melbourne in Australia.

Ayoung Kim, Porosity Valley 2: Tricksters' Plot, 2019, still da video